I suoni, sorsi e cose buone di ‘Karas’ a Torino: il nuovo bar armeno dove vino, cultura e musica si incontrano (TorinoCronaca 11.06.25)

“Suoni, sorsi e cose buone”, è questo il motto che accompagna il nome del Karas, il nuovo bar dalle radici armene che ha appena aperto i battenti a Torino. Un locale che promette un viaggio sensoriale tra i profumi del vino armeno, i sapori della tradizione e la musica che fa da sfondo all’esperienza. La serata inaugurale del 6 giugno è stata un successo: ogni tavolo, dentro e fuori dal locale, era occupato da clienti incuriositi e desiderosi di assaporare qualcosa di nuovo. Il tutto è stato animato dal DJ set di Luca Led, Fiore e Carmen San Pio, che hanno creato l’atmosfera perfetta per questa prima festa ufficiale.

Il Karas è il secondo punto di ristorazione in città dedicato alla cultura armena, dopo Casa Armenia, a cui è idealmente legato come una “figlia”. Ma cosa significa Karas? In armeno, il termine indica l’anfora di terracotta, usata sin dall’antichità per conservare vino e olio. Una scelta che omaggia le radici millenarie della tradizione vinicola armena, portando ora questi profumi e sapori in terra italiana. E per chi desidera prolungare l’esperienza a casa, le bottiglie di vino armeno sono anche in vendita nel locale.

Non si tratta solo di gusto: c’è anche una storia affascinante dietro. Lo sapevate che il vino armeno ha oltre 6000 anni di storia? Non è leggenda: nel 2011, una missione archeologica ha scoperto nella grotta di Areni-1, in Armenia, un’antica cantina con anfore e strumenti per la vinificazione, risalenti al IV millennio a.C.

E il cibo? Al Karas, troviamo i tolma (involtini di foglie di vite ripieni), il tabuleh, preparati con cura e ricchi di sapore e tante altre pietanze perfette da accompagnare con un calice di vino di melograno, fiore all’occhiello della casa. Lo staff, gentile e attento, ha accolto ogni cliente con calore e ha persino offerto delle crocchette di riso in omaggio come gesto di ringraziamento per la partecipazione. Un piccolo dettaglio che ha fatto sentire tutti i presenti davvero speciali.

Il Karas si trova in via Borgo Dora 30H e vi aspetta tutti i giorni (tranne il lunedì) dalle 7 del mattino a mezzanotte, con orario prolungato fino alle 2 di notte nel weekend. Un nuovo angolo d’Armenia, pronto a conquistare i palati torinesi.

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Dal gin armeno agli amari vietnamiti: 12 prodotti insoliti da provare nei cocktail quest’estate (Forbes 10.06.25)

Un tempo era facile: il gin veniva dall’Inghilterra, il whisky dalla Scozia, il rum dai Caraibi. Ma nel 2025, tra cambiamento climatico, globalizzazione e nuove rotte di mercato, queste appartenenze geografiche contano sempre meno. Il mondo dei distillati e dei liquori si è aperto a territori impensati fino a pochi anni fa, portando nei bicchieri di bar e cocktail bar prodotti artigianali provenienti da Asia, Europa dell’Est, Medio Oriente e Sud-est asiatico.

Abbiamo selezionato dodici bottiglie insolite – alcune nuove, altre già in crescita – che riscriveranno la mappa della miscelazione estiva: rum dalla Thailandia, whisky italiani, gin armeni, vermouth francesi e amari vietnamiti che entreranno nelle carte cocktail e nelle sperimentazioni dei bartender più attenti.

Shakara– Rum dalla Thailandia

Shakara è un rum thailandese premium, prodotto nella provincia di Nakhon Pathom, a ovest di Bangkok, da canna da zucchero locale. Invecchiato per dodici anni in botti ex-bourbon, senza zuccheri aggiunti né coloranti, è un distillato che racconta la potenza del clima tropicale: caldo e umido, capace di accelerare l’invecchiamento e concentrare gli aromi. Al naso emergono note di mango, papaya, fico fresco, miele, caramello, mentre al palato si mescolano legni ben integrati, accenti di mandorla, toffee e una lieve traccia medicinale.

Segretario di Stato – Whisky italiano

La storica distilleria Poli di Schiavon, nel cuore del Veneto, ha lanciato un whisky di puro malto d’orzo chiamato “Segretario di Stato”, ottenuto da lotti artigianali e maturato in botti di rovere prima di un affinamento finale in botti di Amarone. Il risultato è un distillato che unisce la potenza del malto torbato alle note fruttate e vellutate del grande vino veneto, con accenti di frutta secca, cioccolato, uvetta e spezie affumicate. Questo whisky rappresenta una delle prime proposte italiane a inserirsi con autorevolezza nel mondo della miscelazione, perfetto per un Manhattan, un Old Fashioned o anche per nuove creazioni d’autore.

Mother Mesccia – Rum bianco del Principato di Monaco

Mother Mesccia è il risultato di un progetto che recupera la storia della “mesccia” monegasca del Seicento, quando i porti di Montecarlo ricevevano rum caraibico da miscelare con vermouth e Marsala. Oggi il prodotto nasce da canna da zucchero haitiana (la varietà Crystalline), distillata una prima volta ad Haiti e poi nuovamente a Monaco, presso La Distillerie de Monaco. Il risultato è un rum bianco vibrante e fruttato, con note vegetali e agrumate che lo rendono perfetto per un Daiquiri

Déjà-vu Oriental Aperitif – Francia

Déjà-vu è un aperitivo francese ispirato ai profumi e alle spezie orientali, pensato per accompagnare creazioni miscelate raffinate. Il blend aromatico comprende cardamomo, pepe rosa, zenzero, pompelmo, pesca e miele, offrendo un profilo fresco, speziato e avvolgente. Ideale per Spritz alternativi o semplicemente come base per highball con soda e agrumi. Un prodotto che aggiunge eleganza e profondità ai cocktail estivi.

Yeranos – Distillati di frutta dall’Armenia

Fondata nel 2022 da Davit Arakelyan, Yeranos è una giovane distilleria armena che si è rapidamente affermata nel panorama dei distillati artigianali di alta qualità. Situata nel villaggio di Lanjazat, nella regione di Ararat, l’azienda prende il nome dal vicino Monte Yeranos e dal bacino idrico di Azat, simboli della purezza e della ricchezza naturale del territorio armeno. Yeranos produce una gamma di otto distillati di frutta, ciascuno ottenuto da un singolo ingrediente: albicocca, mela, prugna nera, pesca, uva, fico, corniolo e mela cotogna. La lavorazione avviene attraverso una doppia distillazione senza l’aggiunta di additivi, utilizzando acqua di sorgente trattata proveniente dal Monte Garni per ottenere un profilo morbido e bilanciato.

Tra questi, spicca il distillato di albicocca, realizzato con la varietà Shalakh, nota anche come Yerevani. Questa albicocca, simbolo dell’Armenia, è apprezzata per la sua polpa succosa e il sapore dolce e intenso. La sua coltivazione è diffusa nelle regioni di Tavush e nella Valle dell’Ararat, dove il clima secco e soleggiato favorisce lo sviluppo di aromi complessi e una maturazione ottimale.

Kavalan Whisky – Taiwan

La distilleria Kavalan, nella contea di Yilan, Taiwan, ha conquistato rapidamente il palcoscenico internazionale grazie alla qualità dei suoi single malt. Il clima caldo e umido di Taiwan accelera i processi di invecchiamento, concentrando aromi intensi e complessi. Tra i più apprezzati, il Kavalan Classic offre note di mango, vaniglia, miele e cocco, con una texture vellutata e un finale fresco.

May Amaro – Vietnam

Prodotto dalla Song Cai Distillery in collaborazione con una guaritrice della comunità Red Dao, May Amaro combina quindici botaniche vietnamite – tra cui sarsaparilla, angelica, cacao, tè nero e tarassaco – su una base di spirito distillato da riso e melassa. Addolcito con miele locale, offre un naso erbaceo e pepato, un palato complesso e un finale lungo e affumicato. Perfetto per reinterpretazioni del Negroni o come protagonista in drink amaro-tonici estivi.

Vogis Gin – Armenia

Vogis Gin è un gin artigianale nato a Yerevan, frutto di una ricetta di famiglia risalente agli anni ’80, riscoperta e reinterpretata dalle nuove generazioni della famiglia Yavruyan. Il nome “Vogis” significa “spirito” in armeno, a sottolineare il legame profondo con le radici culturali del Paese. La produzione di Vogis Gin si distingue per l’attenzione alla qualità e alla tradizione: ogni botanica viene distillata separatamente in alambicchi di rame, per poi essere assemblata con cura. Tra gli ingredienti utilizzati troviamo ginepro armeno, semi di coriandolo, tè Earl Grey, lemongrass, rosa canina, basilico,. Il risultato è un gin dal profilo aromatico complesso e armonioso, che unisce note erbacee, floreali e fruttate. Vogis Gin è disponibile in tre varianti: Classic Dry, Peach e Wild Cherry.

Nijitaki Japanese Gin – Giappone

Nijitaki Japanese Gin è un gin giapponese realizzato con alcol di riso e ingredienti di altissima qualità, tra cui botaniche accuratamente selezionate che riflettono la ricchezza del terroir giapponese, come yuzu, kabosu, amanatsu, shikuwasa, pepe di Sichuan e foglie di tè. Al naso è estremamente profumato, con sentori di agrumi e litchi che apportano un tocco di freschezza. Al palato è complesso e agrumato, con note di pera, anice, pepe e un leggero tocco erbaceo in sottofondo. Termina in un finale lungo, fresco ed elegante.

Votanikon Gin – Grecia

Votanikon Gin è un gin greco che celebra la ricchezza botanica del territorio ellenico. Prodotto con 20 botaniche autoctone, tra cui ginepro, sideritis (tè di montagna greco), basilico, zafferano, salvia, camomilla e mastiha, offre un profilo aromatico distintivo e complesso. Al naso si percepiscono note erbacee e floreali, mentre al palato emergono sentori agrumati e speziati, con un finale morbido e persistente. Ideale per un Gin Tonic con un tocco mediterraneo, magari guarnito con olive greche.

Fundador Brandy de Jerez – Spagna

Fondato nel 1730 a Jerez de la Frontera, Fundador è il più antico produttore di brandy in Spagna e ha svolto un ruolo pionieristico nella creazione del Brandy de Jerez. Nel 1874, Pedro Domecq Loustau introdusse il primo brandy spagnolo commercializzato con il nome “Fundador”, stabilendo un nuovo standard per i distillati spagnoli.

Il brandy Fundador è prodotto principalmente da uve Airén e Palomino e viene invecchiato utilizzando il tradizionale sistema Solera in botti di rovere americano precedentemente impiegate per l’affinamento di vini sherry come Fino, Amontillado e Oloroso . Questo processo conferisce al brandy un colore dorato intenso e un profilo aromatico complesso, con note di frutta secca, vaniglia e spezie dolci. Negli ultimi anni, Fundador ha ampliato la sua gamma con la linea “Supremo”, che comprende espressioni invecchiate in botti che hanno contenuto vini sherry di alta qualità.

Santa Spina – Distillato di pala di fico d’India dalla Sicilia

Santa Spina è un distillato innovativo creato dalla Distilleria Giovi, situata a Valdina, in provincia di Messina. Questo distillato unico è ottenuto dalla pala del fico d’India, una pianta originaria del Messico centrale, introdotta in Sicilia nel XVI secolo, dove è diventata parte integrante del paesaggio e della cultura locale. Santa Spina rappresenta un omaggio alla resilienza e alla versatilità del fico d’India, utilizzando le sue pale carnose per creare un distillato che unisce tradizione siciliana e ispirazione dalle acquaviti di agave come tequila e mezcal.

La produzione avviene mediante una distillazione lenta e artigianale in alambicchi discontinui alimentati a legna, seguendo la filosofia della Distilleria Giovi di valorizzare le materie prime locali e i metodi tradizionali. La gamma di Santa Spina comprende tre espressioni: Cruda un distillato puro e trasparente, Riposata, affinata per un breve periodo, offre un profilo più morbido e rotondo e Fumigata, una versione affumicata che richiama i profili sensoriali del mezcal, con note torbate e un carattere deciso.

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Mosca: “Il Nagorno-Karabakh è territorio azero”. (Sardegnagol 10.06.25)

“Mosca conferma il proprio riconoscimento del Nagorno-Karabakh come parte integrante dell’Azerbaigian”. A chiarirlo è stata la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.

“La Russia riconosce ufficialmente questa regione come territorio dell’Azerbaigian”, ha dichiarato Zakharova all’agenzia TASS.

In libreria “Non ti scordar di me” di V. Robiati Bendaud (Corriere Nazionali 09.06.25)

Storia e oblio del Genocidio Armeno nel nuovo libro di Vittorio Robiati Bendaud intitolato “Non ti scordar di me”

robiati bendaud

Arriva in libreria Non ti scordar di me. Storia e oblio del Genocidio Armeno di Vittorio Robiati Bendaud. Il libro, preceduto da un Saggio introduttivo firmato da Paolo Mieli, racconta e analizza la storia e le cause di questa colossale tragedia, ma ne mostra anche la bruciante attualità. Il Genocidio Armeno infatti è «tuttora in essere» nonostante un «negazionismo, magistralmente perseguito e realizzato», scrive l’autore. Un negazionismo che è «parte costitutiva, anzi “essenziale” del processo genocidario» ribadisce Mieli, e che «ha permesso, ai nostri giorni, il riattivarsi di politiche belliche contro gli armeni».

Il Metz Yeghérn, o Il Grande Male, consumatosi fra il 1915 e il 1921 e finalizzato all’annientamento della popolazione armena, è stato definito il peccato originale del Novecento. Da allora fino ai nostri giorni, la Repubblica di Turchia, erede diretta dell’Impero ottomano, non è stata sanzionata né punita, come invece è accaduto alla Germania alla fine della Prima guerra mondiale, né tantomeno obbligata a fare i conti con la propria tenebra genocidaria, com’è avvenuto in seguito alla caduta del nazismo. Gli armeni sono tuttora sotto l’attacco di Ankara e di Baku, sono vittime di pulizia etnica e di etnocidio nei territori dell’Artsakh (o Nagorno-Karabakh) nel silenzio quasi assoluto del mondo libero. Funzionale alle antiche e nuove politiche antiarmene è appunto un inquietante e mostruoso negazionismo del Metz Yeghérn perdurante da oltre un secolo. Tale negazionismo, “di Stato” in Turchia e in Azerbaijan, trova ora insidiosa sponda anche in Occidente grazie a politici, giornalisti e intellettuali compiacenti e a finanziamenti a dipartimenti accademici.

Vittorio Robiati Bendaud, Non ti scordar di me. Storia e oblio del Genocidio Armeno, con Saggio introduttivo di Paolo Mieli, Liberilibri 2025, collana Altrove, pagg. XXVIII-180, euro 18.00, ISBN 979-12-80447-54-8.

Puglia più vicina all’Armenia, Bari diventa ponte culturale (La Gazzetta del Mezzogiorno 09.06.25)

Il Consolato onorario della Repubblica d’Armenia a Bari si conferma sempre più come un presidio dinamico di diplomazia culturale e relazioni istituzionali. Nei giorni scorsi il capoluogo pugliese è stato teatro di una serie di eventi di altissimo profilo in occasione della visita ufficiale dell’ambasciatore armeno in Italia, Vladimir Karapetyan.

Ad accoglierlo, il console onorario Dario R. Timurian, figura centrale nel consolidamento dei rapporti tra la Puglia e l’Armenia. La visita ha toccato non solo le sedi istituzionali, tra cui la Prefettura di Bari, il comune di Bari, la Camera di commercio ed il Politecnico e l’archivio di Stato ma anche luoghi simbolo dell’accoglienza e della cittadinanza attiva, come il Villaggio Agebeo.

Importante anche l’incontro con Puglia culture ed il suo presidente Ponzio.

Il momento più significativo si è svolto lo scorso 6 giugno presso il Circolo Canottieri Barion, dove si è tenuta la presentazione del libro «Lettere Armene. Viaggio a Yerevan tra arte e diplomazia», opera dell’artista e autore Franz Cerami e dell’ambasciatore Vincenzo Del Monaco, oggi capo della missione Osce a Yerevan. L’evento ha rappresentato non solo un’occasione per riflettere sui rapporti italo-armeni attraverso uno sguardo culturale e artistico, ma anche un momento di celebrazione: è stato infatti annunciato l’avvio del volo diretto Bari-Erevan, un collegamento storico che sancisce l’apertura di un nuovo capitolo nelle relazioni tra i due Paesi.

La comunità armena si è stretta intorno al presidente della regione Puglia Michele Emiliano e al presidente di aeroporti di Puglia, Antonio Maria Vasile per mostrare la propria gratitudine per questa occasione che la comunità cercherà di mettere a frutto con l’intensificazione dei rapporti di ogni natura con l’Armenia.

A moderare l’incontro, il consigliere generale del Consolato, Carlo Coppola, figura chiave nella comunicazione istituzionale del Consolato, nonché promotore del dialogo culturale tra Italia e Armenia. Al suo fianco, Maria Siranush Quaranta, esperta di storia armena e consigliere culturale del Consolato, che ha offerto preziosi approfondimenti sulla memoria e sull’identità armena.

In platea anche importanti membri della comunità e consulenti del consolato come Proff Kegham Boloian e Pietro Fabris.

La diplomazia onoraria, spesso percepita come accessoria rispetto alla rete consolare tradizionale, trova a Bari una sua forma esemplare. Il Consolato Onorario guidato da Timurian ha dimostrato in questi giorni di avere non solo un ruolo di rappresentanza, ma anche e soprattutto di azione concreta: promozione culturale, cooperazione istituzionale, creazione di reti tra imprese, artisti, università e società civile.

La visita dell’ambasciatore Karapetyan ha dato un segnale chiaro: la Puglia è un interlocutore strategico per l’Armenia. Non è un caso che, come ricordato dallo stesso diplomatico, Bari sia stata scelta per una delle prime missioni ufficiali in Italia del suo mandato.

I riflettori su Bari si inseriscono in un contesto più ampio: la crescente attenzione dell’Armenia verso il Sud Italia, e in particolare verso la Puglia, per le sue potenzialità turistiche, commerciali e culturali. Il volo diretto per Erevan – ne è un segnale tangibile.

In un momento storico segnato da tensioni geopolitiche e incertezza internazionale, il lavoro svolto dal Consolato di Bari assume una valenza ancora più importante. Cultura, memoria e cooperazione diventano strumenti di diplomazia concreta. E il Consolato onorario della Repubblica d’Armenia, si afferma come modello operativo da osservare e replicare.

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Armenia, scontro tra governo e chiesa: il premier accusa il patriarca di avere una figlia (Vari 09.06.25)

L’attacco di Pashinyan al catholicos Karenin II, a capo della chiesa apostolica armena, arriva al culmine di un lungo conflitto tra le due istituzioni del Paese dove il prossimo anno si terranno cruciali elezioni parlamentari

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Il premier armeno vuole cacciare il capo della Chiesa: “Ha procreato” (Agenzia Nova)


Armenia: scontro tra Stato e Chiesa: Pashinyan vuole rimuovere il Catholicos Garegin II e lo accusa di avere un figlio (I. Smirnova) (FarodiRoma)

“Lettere armene”, un viaggio tra arte e diplomazia (Rainews 07.06.25)

Metti un incontro tra un’artista come Franz Cerami, autore di grandi pitture murali digitali come Lighting Flowers, allestito nel  contesto urbano della capitale armena Yerevan, e un diplomatico come Vincenzo Del Monaco, già ambasciatore italiano in Armenia. Dall’incontro è nata una grande amicizia cementata dalle affinità culturali, sedimentata in un ricco epistolario, e infine trasfusa in un saggio, Lettere Armene, che dimostra come l’arte sia un formidabile strumento di dialogo e di diplomazia culturale.

Metti infine la città di Bari, ponte di pace e crocevia di popoli e di culture, che da almeno 1000 anni ospita un comunità armena molto attiva, come sottolinea l’ambasciatore armeno in Italia Vladimir Karapetyan

“C’è sempre stato un legame molto stretto tra l’Armenia e la Puglia, rafforzato ulteriormente dall’accoglienza che Bari diede 100 anni fa agli esuli armeni scampati al genocidio, richiamati dal grande poeta armeno Hrand Nazariantz. Per questo abbiamo istituito un consolato onorario a Bari, che sta realizzando ottime iniziative culturali come questa”

E a partire da ottobre la Puglia e l’Armenia saranno ancora più vicine, grazie ad un nuovo volo diretto Bari-Erevan

Un nuovo libro di Letizia Leonardi per preservare la memoria Armena (Corriere Etrusco 06.06.25)

Piombino (LI) – Una recente pubblicazione di Letizia Leonardi si propone con forza di preservare le antiche tradizioni, leggende, simboli e storie del popolo armeno, mirando a proteggere questo inestimabile patrimonio culturale dall’erosione del tempo. L’iniziativa si articola dalla necessità di documentare su carta ciò che è stato tramandato oralmente per secoli, specialmente in un contesto storico segnato da tragici eventi per il popolo armeno.

Il genocidio armeno, avvenuto all’inizio del XX secolo, non solo ha causato una devastante perdita di vite umane, ma ha anche innescato un profondo genocidio culturale. Le testimonianze armene nei territori perduti sono state sistematicamente cancellate, costringendo la popolazione a una vasta diaspora. Gli armeni, dispersi come frammenti di un prezioso vaso di cristallo, affrontano il rischio concreto di perdere il legame con le loro radici culturali.

Nonostante queste avversità, la cultura armena continua ad affascinare il mondo, grazie alla sua storica posizione di crocevia tra Oriente e Occidente. Tuttavia, il pericolo di un impoverimento delle sue tradizioni ancestrali persiste, particolarmente quando esse sono affidate esclusivamente alla trasmissione orale.

La nuova pubblicazione si inserisce con determinazione in questo contesto, proponendosi come uno strumento fondamentale per la salvaguardia di un patrimonio vitale di una delle più antiche civiltà del mondo. Attraverso la raccolta di tradizioni, leggende, simboli, proverbi e detti, il progetto ambisce a mantenere viva la memoria storica e folcloristica del popolo armeno, garantendo che tale ricchezza culturale possa essere tramandata alle future generazioni.

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Armenia pronta alla pace con l’Azerbaigian: la comunità internazionale saprà sostenerla? (Difesaonline 06.06.25)

(di Andrea Cucco)
06/06/25

La scorsa settimana, in occasione del forum internazionale “Yerevan Dialogue 2025”, abbiamo incontrato nella capitale armena Ani Badalyan, portavoce del Ministero degli Esteri dell’Armenia.

Le trattative per la pace con l’Azerbaigian sono giunte a un momento cruciale, con un accordo apparentemente pronto per la firma. In parallelo, si ridefinisce il posizionamento internazionale del Paese: dagli Stati Uniti all’Unione Europea, dalla Russia all’Iran, fino a India e Cina, i rapporti diplomatici si stanno evolvendo rapidamente.

Sul piano interno, resta centrale il delicato processo di comunicazione con l’opinione pubblica, chiamata ad accettare le implicazioni di una svolta storica.

L’abbiamo intervistata per capire la situazione attuale, i prossimi passi e gli equilibri in evoluzione nel cuore del Caucaso. Ani Badalyan si è dimostrata pronta e cortese nel rispondere a qualsiasi domanda, un atteggiamento apprezzabile nei confronti di un giornalista straniero in un momento così sensibile per la diplomazia armena.

Lo scorso settembre abbiamo incontrato il vice ministro degli Esteri Paruyr Hovhannisyan, che ci aveva spiegato come l’accordo di pace fosse ormai pronto, a eccezione di alcuni dettagli minori. Ora il primo ministro Pashinyan ha dichiarato che l’Armenia è pronta a firmare il trattato e che anche le ultime precondizioni poste dall’Azerbaigian sono state risolte o sono risolvibili. Siamo davvero vicini alla pace?

Dallo scorso settembre, in effetti, Armenia e Azerbaigian hanno raggiunto un traguardo importante, ovvero l’accordo sul progetto di Trattato di pace e stabilimento delle relazioni interstatali tra Armenia e Azerbaigian. Come sapete, a marzo abbiamo annunciato che il progetto di Trattato di pace è stato concordato e che i negoziati sul testo si sono conclusi.

L’Armenia ha annunciato di essere pronta a firmare il trattato senza alcun ritardo e ha proposto di iniziare le consultazioni sul luogo e il momento della firma.

Quindi siamo vicini?

Come ho detto, l’Armenia è pronta a firmare l’accordo. E dalle reazioni di molti partner internazionali vediamo non solo che hanno accolto con favore il fatto che esista un accordo sul testo, ma che sostengono anche una rapida firma.

Allo stesso tempo, avete menzionato alcune questioni sollevate dall’Azerbaigian: lo scioglimento del Gruppo di Minsk dell’OSCE e la questione costituzionale. Sul primo punto, l’Armenia ha annunciato al massimo livello la propria disponibilità a considerare lo scioglimento del Gruppo di Minsk dell’OSCE, tuttavia vogliamo assicurarci che, quando raggiungeremo lo scioglimento di quelle strutture, sia stato raggiunto anche lo scioglimento del conflitto sia de jure che de facto – il che significa avere una pace istituzionalizzata con l’Azerbaigian. Pertanto, la richiesta congiunta all’OSCE per sciogliere il Gruppo di Minsk può essere firmata contestualmente alla firma del Trattato di pace.

Per quanto riguarda la questione costituzionale, la posizione dell’Armenia è stata molto chiara e comprensibile. Il principio del riconoscimento dell’integrità territoriale entro i confini delle Repubbliche stabilite al momento del crollo dell’Unione Sovietica è previsto nel progetto di Trattato di pace. Quindi il modo più diretto per affrontare le preoccupazioni – se sincere – è la firma del Trattato di pace stesso e la sua ratifica da parte del Parlamento, nel caso dell’Armenia – dopo il parere positivo della Corte costituzionale.

L’accordo sul progetto di trattato di pace è stato un passo importante, ma fa parte di un processo più ampio volto a raggiungere una pace definitiva nella nostra regione, il Caucaso meridionale. E qui desidero sottolineare, come ha dichiarato il ministro degli Esteri dell’Armenia Mirzoyan durante il suo intervento allo “Yerevan Dialogue 2025”, che nel mondo esiste una forte domanda di pace, non solo nella nostra regione. Ma nella nostra regione c’è una reale opportunità. E qui i partner internazionali possono contribuire a ottenere risultati tangibili, compresa la firma del trattato di pace e l’avvicinamento all’instaurazione della pace nell’intero Caucaso meridionale.

Rispetto allo scorso anno, abbiamo assistito a un cambiamento nella politica estera verso Stati Uniti e Russia? I rapporti con la CSTO* si erano congelati, eppure il primo ministro Pashinyan ha partecipato alla Giornata della Vittoria a Mosca.

Non credo che stiamo assistendo a un simile cambiamento. La sospensione della partecipazione dell’Armenia alla CSTO ha motivazioni concrete che sono ancora valide: l’Armenia era chiaramente insoddisfatta della risposta dell’organizzazione quando il confine sovrano e l’integrità territoriale del Paese sono stati violati. In realtà, non c’è stata alcuna reazione. Ecco perché abbiamo congelato la nostra partecipazione alla CSTO, e non prevediamo cambiamenti in tal senso.

Per quanto riguarda la partecipazione del primo ministro a Mosca, il dialogo politico con la Russia continua, in quanto siamo partner; e naturalmente l’Armenia celebra l’anniversario della Vittoria nella Seconda guerra mondiale, a cui contribuì in maniera significativa con un alto tributo umano: 300.000 armeni morirono durante il conflitto.

Aggiungo che oggi c’è un dialogo aperto tra Armenia e Russia. Discutiamo apertamente non solo degli aspetti su cui possiamo collaborare, ma anche delle questioni in cui i nostri approcci non necessariamente coincidono, ad esempio la CSTO.

Non direi che questa dinamica sia collegata alla nuova amministrazione statunitense. A gennaio abbiamo firmato la Carta di partenariato strategico con gli Stati Uniti, si sono tenuti incontri di alto livello con la nuova amministrazione già all’inizio dell’anno, e proseguiamo il dialogo con essa per attuare questo partenariato in tutte le aree di interesse comune, inclusi economia, sicurezza e gestione dei confini.

Come ho sottolineato in precedenza, costruire la pace nella regione è una priorità strategica per l’Armenia, e constatiamo l’interesse dell’amministrazione Trump a sostenere gli sforzi di pace, la firma dell’accordo e a contribuire alla prosperità della nostra regione. Quindi, come si può vedere, questo approccio è in linea con le nostre priorità.

Per quanto riguarda i rapporti con l’UE, sono più affidabili in questo momento, considerando una politica estera statunitense così instabile?

Non farei un paragone tra il partenariato con l’UE e quello con gli Stati Uniti – le agende e le aspettative sono in parte diverse.

Con l’UE stiamo lavorando a una nuova agenda di partenariato che copre una vasta gamma di settori in cui desideriamo approfondire la cooperazione: dalla riforma della giustizia allo sviluppo economico, alla connettività e all’energia. L’Armenia è stato il primo Paese non candidato a beneficiare del Piano di crescita e resilienza dell’UE lo scorso anno. Riteniamo che questo partenariato non solo renda l’Armenia più resiliente e avvicini il nostro Paese alla famiglia europea, ma sia anche pienamente in linea con le aspirazioni dei nostri cittadini. Come sapete, tali aspirazioni si sono riflesse anche nell’iniziativa civile per avviare il processo di adesione all’UE, che è diventata un disegno di legge adottato dal Parlamento armeno a marzo di quest’anno.

Quanto tempo ci vorrà per raggiungere questo obiettivo?

Attualmente siamo concentrati su misure concrete: lo scorso anno abbiamo ricevuto per la prima volta supporto dallo European Peace Facility. Abbiamo avviato il dialogo sulla liberalizzazione dei visti, a lungo atteso dai nostri cittadini. Esiste una volontà politica per ottenere risultati positivi sulla liberalizzazione, stiamo lavorando sul piano d’azione e continuiamo le necessarie riforme. Collaboriamo e manteniamo interesse anche per il programma Eastern Partnership, che ha contribuito in modo significativo alle riforme democratiche.

C’è interesse a espandere le esportazioni verso il mercato UE, quindi dobbiamo lavorare su meccanismi concreti, anche per quanto riguarda gli standard europei. Naturalmente stiamo dialogando e vediamo ottime prospettive per la cooperazione in materia di connettività, poiché riteniamo che la nostra iniziativa del “Crossroads of Peace” sia pienamente compatibile con il Global Gateway dell’UE e il Middle Corridor.

Vorrei sottolineare che lavoriamo anche all’approfondimento della cooperazione bilaterale con gli Stati membri dell’UE attraverso la definizione di partenariati strategici. L’ultimo esempio è la Dichiarazione sul partenariato strategico con i Paesi Bassi, con i quali condividiamo un forte impegno per il rafforzamento della democrazia e dello stato di diritto.

Quali sono i rapporti con il vicino Iran?

Abbiamo tradizionalmente ottimi rapporti con Iran e Georgia. Considerando il contesto regionale complesso, attribuiamo grande valore al chiaro sostegno dell’Iran all’integrità territoriale dell’Armenia, che è per noi vitale. La stabilità nel nostro vicinato immediato e nel più ampio Medio Oriente è importante anche per la nostra regione, per le sue possibili implicazioni, e per questo seguiamo i negoziati tra Iran e Stati Uniti con la speranza che portino a risultati positivi.

Allo “Yerevan Dialogue” erano presenti relatori turchi…

La Turchia può avere un ruolo positivo: la normalizzazione delle relazioni con Ankara, l’apertura delle frontiere e l’instaurazione di relazioni diplomatiche tra Armenia e Turchia sarebbero una svolta. La frontiera è stata aperta più volte per motivi umanitari, ma l’apertura definitiva e completa avrebbe un impatto più ampio.

Il partenariato con l’India è altrettanto importante? La Cina investe nei Paesi vicini…

Abbiamo costruito agende bilaterali con Cina e India e queste non si ostacolano a vicenda. Al contrario, riteniamo che la nostra iniziativa del “Crossroads of Peace” possa giovare a tutti noi, e tra l’altro abbiamo ricevuto segnali positivi da entrambi i Paesi.

Lo scorso anno abbiamo lanciato il primo volo diretto tra Armenia e Cina. Come ho già detto, attraverso una maggiore connettività esiste un grande potenziale per il commercio.

Con l’India il dialogo politico è molto attivo e abbraccia molti aspetti della cooperazione bilaterale. Tra l’altro, abbiamo organizzato lo “Yerevan Dialogue” inizialmente in collaborazione con partner indiani, come una delle iniziative di successo (quest’anno anche con colleghi polacchi e francesi). Le relazioni si sono sviluppate notevolmente negli ultimi 3-4 anni attraverso dialogo politico e visite reciproche, anche in ambiti mai esplorati prima.

La cooperazione militare è quella principale con Delhi?

I media tendono a concentrarsi su questo aspetto, ma ci sono anche altre direzioni, tra cui contatti commerciali, educazione, ecc.

Quest’anno ricorre il 30° anniversario dell’Accordo di amicizia con l’India, uno dei primi e fondamentali documenti firmati già negli anni ’90, appena dopo l’indipendenza dell’Armenia.

Quali Paesi europei erano presenti allo Yerevan Dialogue?

Allo “Yerevan Dialogue” hanno partecipato i ministri degli Esteri di Francia e Ungheria, il primo ministro della Slovacchia e il vice primo ministro del Montenegro, per citare i rappresentanti di più alto livello.

Tra l’altro, con il Montenegro discutiamo anche della loro esperienza nel processo di adesione all’UE.

Tra gli altri eventi di rilievo attesi in Armenia, l’anno prossimo ospiteremo la COP17 sulla biodiversità e la riunione primaverile della Comunità Politica Europea.

Libertà di stampa: un punto di forza per l’Armenia nel suo percorso europeo?

Siamo al 34° posto nell’indice di Reporters Without Borders. È un risultato importante, che dimostra il nostro impegno per la libertà di espressione.

In Armenia tutte le opinioni vengono ascoltate. Non è sempre la scelta più facile, ma fa parte della democrazia.

È – e sarà – facile istituzionalmente far comprendere alla popolazione le scelte del governo? Non è facile per tutti accettare un accordo di pace…

È una domanda legittima. In effetti, non è stato facile sostenere la pace quando le ferite sono ancora aperte. Ovviamente, la firma dell’accordo non curerà immediatamente quelle ferite.

Raggiungere la pace non è un evento unico, ma un processo continuo che richiede passi coraggiosi, diplomazia e costruzione della fiducia. Il governo armeno è determinato ad avviare questo percorso.

L’Armenia ha scelto di costruire una pace istituzionale e duratura, e questa agenda è sostenuta dalla società.

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Amb. Ferranti incontra Presidente della Repubblica d’Armenia (ANSA 05.06.25)

n occasione della Festa della Repubblica Italiana il Presidente della Repubblica d’Armenia, Vahagn Khachaturyan, ha voluto ricevere l’Ambasciatore Alessandro Ferranti per un suo personale augurio.

Nel dare il benvenuto all’Ambasciatore, il Presidente Khachaturyan si è congratulato per la speciale ricorrenza, simbolo di libertà e democrazia per il Popolo italiano.

L’Ambasciatore Ferranti ha espresso la sua gratitudine per la calorosa accoglienza, a poco più di quattro mesi dalla presentazione delle Lettere Credenziali.
Durante l’incontro, protrattosi per circa un’ora in un clima di grande cordialità e vicinanza, è stata trattata un’ampia rassegna di temi dell’agenda bilaterale.
Il Presidente Khachaturyan, nel sottolineare l’importanza dei legami storici tra l’Armenia e l’Italia, ha assicurato che oggi l’Italia, come portatrice di valori di civiltà, riveste un ruolo significativo per l’Armenia e che le relazioni fra i due Paesi si basano sulla consapevolezza di condividere gli stessi ideali.
Il Presidente ha inoltre espresso la propria certezza che durante la sua missione in Armenia l’Ambasciatore sarà guidato proprio da tali principi, contribuendo a rafforzare ulteriormente i legami fra i due Paesi e i due Popoli.
L’Ambasciatore Ferranti, nel richiamare gli eccellenti rapporti bilaterali e le potenzialità di ulteriore approfondimento della collaborazione in ogni settore, ha presentato fra gli altri i recenti sviluppi nel campo della cooperazione economica, menzionando, in particolare, l’inaugurazione del nuovo Desk dell’Agenzia Ice presso l’Ambasciata per rafforzare i legami tra le comunità imprenditoriali armene e italiane.
Nel corso del colloquio sono stati toccati anche argomenti relativi alle opportunità di condivisione delle migliori prassi in materia di istruzione, cultura e alte tecnologie, al notevole aumento del turismo tra le due Nazioni, nonché al proficuo sviluppo della cooperazione nel settore della conservazione e del restauro del patrimonio storico e culturale.